Si calcola che circa il 20% dei gas serra viene liberato in atmosfera dai processi di produzione del cibo. La carne, insaccati e affini, sono ovviamente i principali imputati. Un gruppo di scienziati inglesi ha analizzato su American Journal of Clinical Nutrition oltre 80 alimenti presenti nella normale dieta del loro Paese, calcolandone l’impatto ecologico.
Quindi hanno creato una prima simulazione: sarebbe possibile abbattere circa il 90% dei gas serra, prodotti dall’agricoltura e dall’industria alimentare, riducendo l’alimentazione umana a pochi cibi fondamentali a basso impatto, tra cui pasta, piselli, grano integrale e cereali da colazione. Ovviamente, la proposta non è realistica. Qui scatta il secondo modello di simulazione: gli alimenti previsti sono oltre 50; aumenta il consumo di frutta, verdura e cereali e sono ammessi anche carne e formaggi ma in quantità ridotta rispetto agli standard attuali. Questo tipo di dieta, oltre a far bene alla salute, farebbe molto bene anche all’ambiente, con una riduzione dei gas serra liberati dalla produzione del cibo di oltre il 36%. Più frutta, verdura, e cereali, meno carne e prodotti lavorati, un po’ più di pesce. E la salute e l’ambiente vanno d’accordo!