Le donne che assumono 20 mg di ferro al giorno con l’alimentazione soffrono dal 30 al 40% in meno della sindrome premestruale rispetto a chi ne assume di meno. Anche lo zinco protegge dai disturbi ma ha più effetti collaterali. Al contrario il potassio, se assunto in quantità elevate, aumenta il rischio di soffrire della sindrome premestruale, disturbo molto comune e che si manifesta con cambiamenti di umore, ritenzione idrica, aumento del peso e dolori addominali.
Lo dimostra una indagine condotta alla scuola di salute pubblica della University of Massachussets, ad Amhrest, insieme all’università di Harvard e la ricerca è pubblicata sull’edizione online dell’American Journal of Epidemiology. Gli studiosi hanno osservato per dieci anni le abitudini alimentari, incluso il consumo della maggior parte dei minerali, di 3.000 donne. Spiega Patricia Chocano Bedoya, direttore dello studio: ”Abbiamo scoperto che le donne che consumavano quantità superiori di ferro pari a 20 mg al giorno, (ma deve essere nella particolare forma definita di ferro non-eme) presente nei vegetali o negli integratori alimentari, erano soggette dal 30 al 40% in meno della sindrome premestruale rispetto a quelle che non lo assumevano o che ne assumevano di meno. Il ferro agisce soprattutto sui cambiamenti di umore perchè associato al rilascio della serotonina, un neurotrasmettitore che aiuta a regolare l’umore”. ”La dose efficace supera quella raccomandata per il trattamento della stessa sindrome, che è di 18 mg” precisa Chocano Bedoya.
”Anche lo zinco ha effetti rilassanti e anti gonfiore, se assunto in dosi pari a 15 mg al giorno, ma corrisponde a circa il doppio della dose raccomandata e il consumo elevato può avere effetti collaterali. A sorpresa abbiamo anche individuato che chi assume grandi quantità di potassio è molto più esposto alla sindrome” conclude la scienziata. Gli studiosi precisano che gli altri minerali, dal magnesio al rame al sodio e manganese non sono associati ai fastidi tipici dell’arrivo delle mestruazioni.