Più fibre nella dieta sono essenziali per il benessere: questo vale per le persone affette da malattie metaboliche, come ad esempio i diabetici, ma non solo per loro. È quanto è emerso al Congresso dell’American Diabetes Association in corso a Chicago, dove la professoressa Angela Albarosa Rivellese, membro della Società italiana di diabetologia (Sid) e professore di Medicina Interna presso l’Università “Federico II” di Napoli, ha tenuto una lettura sugli effetti delle diete ricche in fibre vegetali nei confronti delle alterazioni metaboliche che caratterizzano la fase postprandiale.
Il periodo post-prandiale- ha spiegato Rivellese – può rappresentare una condizione di rischio aggiuntivo per il diabete e le malattie cardiovascolari, viste le alterazioni che si producono a livello della glicemia e dei trigliceridi.
Diversi studi hanno dimostrato una correlazione tra i livelli di glicemia dopo un pasto e l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Dei semplici interventi sulla dieta, come ad esempio un apporto giornaliero di fibre pari a 30-35 grammi al giorno, possono aiutare a contenere le escursioni della glicemia e dei trigliceridi che si verificano dopo i pasti e a ridurre così il rischio di sviluppare diabete e malattie cardiovascolari. ”La dieta moderna – afferma il professor Stefano Del Prato, presidente della Società Italiana di Diabetologia – e’ diventata più appetibile ma meno ricca di fibre. Quindi non solo mangiamo di più, ma mangiamo anche peggio, con il risultato che si ingrassa più facilmente e aumenta ancora di più rischio di obesità, diabete e malattie cardiovascolari”.