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BAMBINI: IL GIOCO È A TAVOLA!

Quando si tratta di educare i bambini a una buona alimentazione, i libri e i siti di cucina rispondono solo ad alcune delle tante esigenze dei genitori. Per esempio consigliano presentazioni accattivanti e menu bilanciati, aiutando in questo modo le famiglie a rendere la tavola meno monotona. Purtroppo, però, non possono fornire tutte le risposte. Non solo perché l’educazione alimentare è un processo lungo e tortuoso, ma soprattutto perché la tavola è solo l’ultimo capitolo, quindi il punto d’arrivo, non di partenza, di un percorso educativo che può essere davvero efficace solo se comincia fuori dalla cucina e lontano dall’orario dei pasti.

Non fare pressioni

A volte la tavola è anche il capitolo più complesso, un terreno di conflitti e tensioni di cui spesso gli adulti non sono consapevoli, ma che impediscono ai bambini di aprirsi serenamente alla scoperta del cibo. Quando il genitore porta a tavola un piatto che considera “sano”, è convinto di apparire sereno e di limitarsi a incoraggiare con garbo il consumo dei cibi migliori. Purtroppo, però, i bambini percepiscono soprattutto le preoccupazioni nascoste dietro i sorrisi e interpretano l’offerta di cibo come una vera e propria costrizione, una “pressione” dalla quale non possono fare altro che difendersi. In altre parole, quello che dal punto di vista dell’adulto è un piatto colorato di verdura fresca, dal loro è una montagna troppo alta di doveri da “mandare giù”. Mamma e papà si chiedono spesso se in questi testa a testa sia meglio combattere o arrendersi, ma la verità è che nessuno dei due approcci è efficace. Quello che funziona, invece, è proporre esperienze di educazione alimentare in altri momenti della giornata, quando gli adulti hanno tempo e possono divertirsi insieme ai bambini in un clima più sereno. Dimenticatevi quindi dei trucchi disperati per nascondere le verdure nelle preparazioni più bizzarre e smettete di pensare al figlio del vicino che “mangia tutto e adora i broccoli”: è arrivato il momento di giocare, creare e stare bene insieme. Ecco alcune proposte che potete mettere subito in pratica.

Giochi e attività da fare in casa…

Per condividere una piccola avventura e soprattutto per rompere la routine della quotidianità potete organizzare un picnic in salotto, che abbia per tema una particolare stagione, oppure un colore (per esempio il rosso, che offre molte possibilità). Concordate il menu, date un nome al luogo immaginario dove andrete e, se i bambini sono piccoli, invitate anche bambole e pupazzi. Ascoltate i desideri e le idee dei bambini e non imponete solo ciò che piace a voi. I bambini devono sentirsi parte attiva del progetto, non semplici esecutori.

Il cibo offre molti spunti per giocare, anche quando il tempo a disposizione è poco. Per esempio, si possono inventare giochi nei quali si devono riconoscere alcuni ingredienti usando solo l’olfatto o solo il tatto: è così che i bambini imparano a mettere in campo tutti i sensi e a giudicare il cibo non più solo per il suo aspetto, ma anche in base all’aroma e alla consistenza. Non c’è bisogno di acquistare nulla, usiamo ciò che c’è in casa: cereali, legumi, ortaggi, frutta e farine diverse.

Per molti bambini il fatto che le verdure sono piante vere, che crescono con le radici nella terra e le foglie aperte verso il sole, non è affatto ovvio. Non basta però spiegarlo a parole o leggerlo nei libri: per capire davvero bisogna toccare, osservare e trasformare. Date loro dei semi da far germogliare su carta o cotone idrofilo bagnati (fagioli, lenticchie, grano), coltivate ortaggi in balcone (pomodori, zucchine, piselli) e cucinate usando erbe aromatiche da raccogliere direttamente dal vaso (basilico, timo, maggiorana, salvia, rosmarino).

Stuzzicate la curiosità dei bambini e usate gli ingredienti di cucina per veri esperimenti scientifici. Potete, per esempio, fare il burro. Basta riempire fino a metà un barattolo capiente con della panna fresca liquida, chiuderlo molto bene e agitare per qualche minuto, finché il contenuto diventa sempre più compatto e poi si divide in due: il burro da una parte, il siero dall’altra. L’operazione è faticosa; l’ideale è essere in due o tre a battere, per darsi il cambio. Se invece mettete un uovo per due giorni in un bicchiere pieno d’aceto, questo scioglierà il guscio calcareo e la membrana esterna diventerà gommosa, dandovi un uovo che rimbalza. Attenzione però a non farlo rimbalzare forte, visto che l’interno resta liquido.

… e all’aperto

Dalle gite alle fattorie didattiche alle raccolte di frutti selvatici, da un laboratorio di cucina a un’avventura di pesca turismo, fuori casa il cibo si carica dell’emozione della scoperta e insegna ai bambini, a poco a poco, ad aprirsi verso le novità. In questi contesti non forzateli ad assaggiare se non se la sentono; piuttosto, invitateli sempre ad annusare e, quando siete in mezzo alla natura, a prendere confidenza con le piante commestibili attraverso la creatività: create un mandala con nocciole e castagne, fate un ritratto con bastoncini, noci e foglie d’alloro, scattate una foto e lasciate lì il vostro capolavoro, per sorprendere chi passerà dopo di voi. Gli esperti la chiamano land art.

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