L’obesità non riguarda solo gli adulti. Anche i bambini possono essere fortemente in sovrappeso e sviluppare questa patologia. Ecco perché è importante che i genitori tengano sotto controllo il peso dei propri figli, calcolando l’indice di massa corporea. Quali strategie è bene che i genitori adottino in un caso del genere?
Il 22 e il 23 maggio 2018, in occasione del “11th Meeting of Who European Childhood Obesity Surveillance (Cosi)” si sono incontrati a Vienna i rappresentanti dei Paesi che partecipano al programma di sorveglianza sull’obesità infantile. I dati preliminari (2015-2017) mostrano, a distanza di 10 anni dalla prima rilevazione, una riduzione della prevalenza di sovrappeso e obesità in Italia e altri Paesi come Grecia, Portogallo e Slovenia. Tuttavia, la prevalenza di sovrappeso e di obesità tra i bambini di 6-9 anni del nostro Paese restano tra le più alte in Europa: maschi 42% in sovrappeso dei quali 21% obesi; femmine 38% in sovrappeso delle quali 14% obese. E un bambino obeso o sovrappeso ha molte più probabilità di diventare un adulto obeso e sviluppare precocemente complicanze associate.
Come calcolare il BMI, ovvero l’indice di massa corporea
Per ottenere questo dato è necessario dividere il peso per l’altezza al quadrato, moltiplicando il risultato ottenuto per 703. Se posizionando il valore ottenuto su un grafico che segna i percentili il numero ottenuto si posiziona fra l’85esimo e il 95esimo percentile, siamo di fronte a un bambino in sovrappeso. Se invece il valore si posiziona dal 95esimo percentile in poi, si può parlare di vera e propria obesità infantile.
Rivolgersi allo specialista
La prima cosa da fare se si scopre che il proprio figlio è obeso è sicuramente consultare un medico. Sarà prima un pediatra e poi uno specialista in nutrizione infatti a fornire le indicazioni corrette, a prescrivere gli esami e a consigliare una dieta adeguata in relazione alla situazione specifica.
L’importanza del buon esempio
L’obesità infantile è strettamente correlata ad alcuni comportamenti che bambini e ragazzi apprendono in famiglia. Chi si alimenta senza criterio, senza alcuna attenzione per la scelta di alimenti sani e nutrienti, insegnerà inevitabilmente ai propri figli a fare lo stesso. Ecco perché i genitori non dovrebbero sottovalutare la grande influenza che le proprie abitudini alimentari hanno su bambini e ragazzi.
Lo stile genitoriale influenza la propensione all’obesità
Ricercatori ed esperti sottolineano unanimemente l’importanza di non forzare in nessun modo il rapporto fra i bambini e il cibo. Esercitare un controllo eccessivo su questo aspetto naturale della vita infatti rischia quasi sempre di provocare l’effetto opposto. Uno studio effettuato nel Regno Unito ha portato dati a favore delle tesi secondo cui limitare eccessivamente il consumo di cibo o regolarlo troppo rigidamente induce gli stessi bambini ad avere problemi di peso in età adulta e a sviluppare difficoltà a controllarsi. Spesso genitori sovrappeso sono infatti eccessivamente giudicanti nei confronti dei propri figli, soprattutto le madri.
L’esempio in famiglia è veramente fondamentale, perché il bambino plasma le sue abitudini alimentari e di stile di vita su quelle dei genitori. Lo stile di vita dei genitori influenza il rischio del bambino di diventare obeso e sviluppare patologie come ipertensione, dislipidemia, diabete, già prima del concepimento e soprattutto durante la gravidanza e l’allattamento. L’allattamento al seno è protettivo e va incentivato, non solo per la particolare composizione del latte, ma anche perché favorisce lo sviluppo del gusto del bambino: infatti, a differenza delle formule, il latte materno assume sapori diversi a seconda dell’alimentazione della madre. I bambini allattati al seno hanno più facilmente una dieta varia durante l’infanzia.
Quando lo stile di vita attivo nasce in famiglia
Secondo le statistiche, genitori sportivi cresceranno più facilmente adulti che praticheranno attività fisica. Mentre la figura paterna sembra essere in grado di dare più facilmente il buon esempio, provocando un effetto diretto sulla volontà dei ragazzi di praticare sport, le madri hanno invece un importante ruolo in qualità di motivatrici. Così come a tavola, è quindi importante che in famiglia venga dato l’esempio senza attuare alcun comportamento coercitivo, facendo passare il messaggio e trasmettendo valori e contenuti in modo indiretto.
È giusto fare la spesa con criterio e preferire certi alimenti, ma vietare categoricamente un cibo può essere controproducente, perché innesca nel bambino la ricerca del proibito. Meglio scegliere il ‘meno peggio’ e concederlo saltuariamente, nell’ambito di un’alimentazione equilibrata. È anche importante che in famiglia non nasca un rapporto difficile con il cibo, che quindi non deve essere usato come punizione o premio. Coinvolgere i bambini nella preparazione dei pasti, contribuisce a creare un clima disteso, permette ai bambini di familiarizzare con i diversi alimenti e assaggiarli senza troppe resistenze.
Alla luce di queste influenze, nel caso un bambino diventi sovrappeso o obeso, mettere ‘a dieta’ solo il bambino è un approccio limitato e fallimentare. Bisognerebbe coinvolgere tutta la famiglia (meglio ancora se si comprende nonni e zii) in incontri multidisciplinari, con dietologo, dietista, psicologo e specialista in scienze motorie, di educazione alimentare e al movimento. Scopo primario degli incontri dovrebbe essere quello di rendere consapevoli i genitori della condizione di rischio cui è esposto il figlio, perché spesso i genitori per primi non riconoscono nell’obesità del figlio un problema. Solo successivamente spiegare come poter aiutare il proprio figlio, e sé stessi, a cambiare stile di vita.