Il tema delle intolleranze alimentari coinvolge molte persone, anche perché sono enormemente diffuse. Secondo una stima riportata dall’Istituto Superiore di Sanità, il 2% della popolazione soffre di una qualche reazione avversione al cibo di carattere cronica. In questa stima vanno incluse anche le allergie, ma bisogna escludere l’intolleranza alimentare con la più alta percentuale di incidenza in assoluto: l’intolleranza al lattosio. Vale la pena dunque trattare l’argomento sia sotto il profilo “scientifico”, descrivendone i meccanismi di base, ma anche in una prospettiva di gestione del disturbo.
Intolleranze e allergie, similitudini e differenze
In ogni caso inquadrare il fenomeno è necessario. Cosa si intende per la precisione con intolleranza alimentare? In generale l’intolleranza alimentare è l’impossibilità di consumare determinate sostanze a causa di disturbi di vario genere. A un livello più profondo, invece, si definisce intolleranza alimentare una qualsiasi reazione avversa al cibo che non coinvolge il sistema immunitario, bensì esclusivamente gli organi deputati all’assorbimento e alla metabolizzazione. A tal proposito va fatto un confronto con le allergie alimentari.
Le intolleranze e le allergie hanno un tratto in comune, ovvero parte della sintomatologia gastrointestinaleche generano: dolori allo stomaco, meteorismo, nausea, vomito etc. Tuttavia le allergie tendono a dare sintomi più gravi e anche sistemici, come mal di testa, dermatite sparse, capogiri e persino difficoltà nella respirazione. Il motivo è semplice e va rintracciato nella differenza principale con le intolleranze alimentari. Infatti le allergie coinvolgono il sistema immunitario in qualsiasi caso.
Le varie tipologie di intolleranze alimentari
Le intolleranze alimentari sono molteplici, alcune più fastidiose altre meno. In genere le più fastidiose sono quelle che coinvolgono sostanze più diffuse. Il riferimento principale è all’intolleranza al lattosio, ovvero a una sostanza che è presente un po’ dappertutto, infatti latte e formaggi sono alla base di molte preparazioni. Tra l’altro l’intolleranza al lattosio ha una incidenza “mostruosa”, per quanto variabile in base alla genetica della popolazione. Le popolazioni mediterranee hanno un’incidenza pari al 20-30%, mentre le popolazioni del nord Europa hanno una incidenza intorno al 10%. Le popolazioni asiatiche, infine, registrano un numero di casi maggiore. I motivi di questi numeri vanno rintracciati nei meccanismi che stanno alla base dell’intolleranza al lattosio. Questo tipo di intolleranza non è altro che la perdita dell’enzima lattasi con il passaggio dall’infanzia all’età adulta (un processo che può avvenire precocemente). Una perdita che è totale in tutti i mammiferi eccetto nell’uomo, che si è adattato nel corso dei millenni a una dieta ricca di latte. Le popolazioni con una forte tradizione alla pastorizia “resistono” meglio al lattosio, e si caratterizzano per un’incidenza più bassa di intolleranti a questa sostanza.
Altre sostanze che generano reazioni al cibo sono il glutine e il nichel. In questi casi, però, più che di intolleranza si parla rispettivamente di celiachia e di allergia al nichel. La celiachia, infatti, coinvolge gli organi gastrointestinali ed il sistema immunitario, dunque è considerata quasi una malattia a parte. I disturbi legati al nichel, invece, sono sempre sistemici. Tutt’al più, se sono leggeri, comportano la possibilità di consumare almeno un po’ di nichel (fino a una certa soglia), in questi caso si parla di sensibilità al nichel.
Le terapie per le intolleranze alimentari
Come si guarisce dalle reazioni avverse al cibo, siano esse intolleranze alimentari, allergie o sensibilità? Ebbene sconfiggerle non è possibile, tuttavia si possono gestire in modo che non impattino sulla salute e sul proprio tenore di vita. La regola è soltanto una, ossia evitare la sostanza che genera i disturbi. Eliminare il glutine significa rinunciare al pane, alla pizza e alla pasta che vengono consumati quotidianamente. Eliminare il lattosio invece significa rinunciare a latte, latticini e formaggi. Discorso ancora più grave per quanto riguarda il nichel, che è presente in molti cibi in modo trasversale.
La prospettiva è però meno buia di quanto si possa immaginare. Anzi, può essere addirittura agevole. L’importante è sapere come evitare certe sostanze e allo stesso tempo non rinunciare a mangiar bene. I celiaci, per esempio, potrebbero affidarsi alle farine gluten-free, che sono varie e nutrienti: mais, riso, quinoa, amaranto, fonio e molto altro ancora. Il discorso è ancora più semplice per gli intolleranti al lattosio, che hanno a disposizione latte, latticini e formaggi delattosati. In questi prodotti il lattosio viene già stato scomposto in zuccheri monosaccaridi, un procedimento banale per l’industria alimentare. Gli allergici e i sensibili al nichel dovrebbero prestare invece più attenzione, visto che evitare gli alimenti ricchi di nichel significa effettuare un percorso accidentato. In alternativa è possibile rivolgersi ai produttori che coltivano terreni nichel free (ad esempio le coltivazioni idroponiche).
Come sconfiggere le intolleranze alimentari a tavola
Il presupposto per evitare le sostanze intolleranti e mantenere un buon tenore di vita è la conoscenza. In primis occorre conoscere gli alimenti che possono essere consumati. In secondo luogo è opportuno sviluppare ricette alternative, che danno vita a piatti davvero unici.