Genericamente viene chiamata colite, ma sarebbe meglio dire sindrome dell’intestino irritabile, che colpisce più le donne, quasi il doppio degli uomini. I sintomi più noti sono fastidio e dolore addominale, senso di gonfiore, stipsi oppure il suo opposto. Sintomi che con l’arrivo dell’estate (ma anche della primavera nelle persone più sensibili) possono diventare più frequenti.
Estate e intestino: un rapporto difficile
Ma perché questo accade? La prima ragione può essere imputabile allo stress tipico di questo periodo (per chi non è già in vacanza, ovviamente): non va dimenticato che il sistema nervoso enterico è collegato al sistema nervoso centrale tramite una rete di connessioni molto fitte. Non per niente si dice che l’intestino è il nostro secondo cervello: se ci si sente sempre tesi, nervosi o irritabili diventa “irritabile” anche la pancia.
La seconda ragione è collegata ai mutamenti delle temperature, dell’umidità e della maggiore intensità e durata della luce: fattori estivi che influenzano la secrezione giornaliera di svariati neurorasmettitori e di ormoni, pensiamo a quelli legati all’alternarsi di luce e buio – come la melatonina. E la loro mutata secrezione esercita un effetto a cascata che coinvolge vari aspetti, dal sonno, alla sfera emotiva, dalla stanchezza e ai sintomi digestivi. Ciò premesso, ecco sei consigli da mettere in pratica sia per contrastare la colite che per non peggiorarne la fastidiosa sintomatologia.
1. Occhio alle dosi e all’umore. Ovviamente bisogna come sempre seguire i criteri di una sana alimentazione, fare attenzione alla quantità e alla qualità dei cibi: per aiutare le funzioni intestinali è bene consumare pasti con porzioni corrette di pietanze facilmente digeribili, cioè semplici o poco elaborate. Meglio fare pasti piccoli da consumare con tranquillità, seduti, e masticando bene. In altro parole, rendere il pasto un momento piacevole e rilassante, senza pensare al lavoro o agli impegni quotidiani, perché stress e colite si “alimentano” a vicenda, purtroppo.
2.Grassi e zuccheri? Meglio limitarli. È raccomandabile limitare l’apporto di cibi grassi, come salumi, formaggi, piatti con intingoli e salse, fritture: che non solo rallentano i tempi digestivi ma hanno un’azione infiammatoria sull’apparato digerente, inoltre possono stimolare la peristalsi contribuendo ad aumentare i sintomi. Anche i cibi ricchi di zuccheri semplici, come i dolci, i gelati, le bibite zuccherate e i succhi di frutta, possono aggravare una situazione di fondo perché fermentando nell’intestino causano disturbi come gonfiori e meteorismo. E proprio l’abuso di dolci, così tipico nelle donne durante la sindrome premestruale, potrebbe essere la causa di un ulteriore peggioramento del mal di pancia.
3.Anche gli orari contano. Dal tardo pomeriggio in poi la funzionalità digestiva diminuisce gradualmente e più si cena tardi, più si fa fatica a digerire, sovraffaticando notevolmente l’apparato gastrointestinale. Come regola organizzarsi per cenare intorno alle 8 di sera e preferire pietanze magre e facili da digerire. Aiutando così anche lo stomaco a lavorare meglio, il che non guasta.
4.Dolcezze artificiali. Altre sostanze da limitare sono gli edulcoranti artificiali – sorbitolo, mannitolo eccetera – aggiunti a caramelle, chewing-gum, alimenti e bibite light – che se in eccesso possono provocare mal di pancia, se non proprio corse verso la toilette. Non è un caso che sui pacchetti delle caramelle ci sia scritto che un consumo eccessivo può avere effetti lassativi…
5. Bevande a rischio. Anche le bevande alcoliche e quelle contenenti caffeina, incrementano i movimenti intestinali. Se poi, al caffè o al bicchiere di vino si associa una sigaretta l’effetto peggiora: la nicotina stimola le contrazioni dell’intestino, in più fumare fa ingurgitare aria, aggravando meteorismo o aerofagia. Stesso rischio lo corrono i forti consumatori di caramelle e gomme da masticare. Attenzione alle bevande molto gassate (acqua compresa) che oltre all’eccesso di gas se assunte ghiacciate fanno venire mal di pancia, oltre a interferire con una digestione.
6.Latticini e fibre? Sì ma con prudenza. Tutti sappiamo che gli alimenti più benefici per la salute del colone appartengono principalmente a due categorie: i cibi fermentati come lo yogurt (e gli altri alimenti fermentati) e quelli ricchi di fibre. Se lo yogurt resta sempre consigliato, specie quello al naturale e non zuccherato, gli altri latticini possono esacerbare i disturbi quando un intestino sottosopra non riesce a digerire il lattosio. Il suggerimento con latte e derivati è quello di fare attenzione se dopo la loro assunzione, i sintomi della colite aumentano. E in tal caso per un periodo preferire quelli senza o con un basso contenuto di lattosio, come lo yogurt, appunto, o i formaggi ben stagionati (come il grana). E poi ritornare alla solita routine con gradualità una volta che si sta meglio.
Riguardo al colon irritabile, le fibre possono essere sia benefiche che dannose, perché se da un lato servono a ridurre e a prevenire i disturbi, dall’altro in certi soggetti sensibili possono aumentare fenomeni quali meteorismo e fastidio addominale. Non bisogna dimenticare che le fibre, fermentando, possono irritare ulteriormente un intestino già irritato e che avrebbe bisogno di essere meno “sollecitato”. Insomma, quando i sintomi si fanno acuti, per qualche giorno può essere utile seguire un’alimentazione cosiddetta a basso residuo, ossia basata su un’alimentazione povera di fibre (niente cereali integrali, zero o pochi legumi – semmai decorticati – no ortaggi fibrosi) e con una minima varietà di verdure cotte, tipicamente zucchine, carote, patate. E come frutta preferire le banane: gli anglosassoni chiamano BRAT (formato da Bananas, Rice, Applesauce, Toast) il regime dietetico prescritto per alleviare i problemi gastrici o intestinali che richiedono una dieta blanda, emolliente e facile da digerire. Ma che siano la nostra dieta a basso residuo o la BRAT si tratta di stili alimentari restrittivi, che evidentemente non soddisfano i criteri della sana alimentazione bilanciata e che vanno seguiti perciò solo se ritenuti utili per stare meglio. Una volta guariti dall’infiammazione, le fibre verranno reintrodotte con gradualità cautela nella dieta quotidiana.
Concludendo, l’importante è contenere lo stress da una parte e imparare ad ascoltare i propri sintomi dall’altra, adattando di conseguenza le scelte a tavola.