Molta letteratura scientifica si occupa degli effetti positivi sulla nostra salute dei famosi carotenoidi (come il beta e alfa carotene o il licopene) e già a partire dal nome è abbastanza intuitivo comprendere perché le carote siano un’ottima fonte di queste molecole protettive. Le carote, inoltre, contengono sali minerali, vitamine e sono una fonte di un bioattivo di ultima generazione: il falcarinolo, le cui proprietà benefiche sono attualmente oggetto di studio.
Il fatto che le carote siano facili da preparare e ottime se consumate crude ne fa l‘alimento ideale da proporre, ad esempio, in attesa del pasto, così da arricchirlo di virtù nutrizionali.
DAL GIALLO ALL’ARANCIO: LA STORIA DEL COLORE
Sembra difficile crederlo ma in origine le carote coltivate – originarie dall’Afghanistan – erano viola oppure gialle. Arrivate in Europa nel tardo Medioevo, col tempo le carote viola – forse anche per la loro azione colorante troppo spinta – sono state gradualmente abbandonate a favore delle gialle.
Le carote arancioni che conosciamo fanno la loro comparsa nel XVII secolo ritratte nei dipinti dei pittori olandesi, e perciò si presume che questa varietà sia stata selezionata dai botanici dei Paesi Bassi per omaggiare la casata degli Orange, che in quel periodo regnava. E in effetti ancora oggi l’arancione è il colore dell’Olanda. Anche i Romani nei loro trattati di cucina parlano di una carota bianca, ma in realtà si tratta di un’altra radice con un aspetto simile, ossia la pastinaca, che continua a caratterizzarsi per il colore candido. Recentemente sono state reintrodotte in commercio le “antiche” carote viola, con quantità di sostanze antiossidanti più elevate delle varietà arancioni. Il loro sapore è più dolce e vira leggermente verso la barbabietola, con la quale condividono la proprietà, già ricordata, di colorare “esageratamente” le pietanze (e le mani: meglio usare i guanti per pulirle).