Che il consumo dei piccoli frutti, chiamati dagli inglesi berry, cioè bacche, faccia bene alla salute è ormai stabilito: la ricerca degli ultimi anni ha indicato che una dieta ricca di queste piccole “bombe” antiossidanti è utile per prevenire malattie cardiovascolari, metaboliche, oncologiche e neurodegenerative.
Adesso, con uno studio sperimentale pubblicato su American Journal of Clinical Nutrition di settembre, si aggiunge un tassello davvero importante alla comprensione dei meccanismi con cui mirtillo e ribes esplicano la loro benefica attività. Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricerca finlandese su 20 volontari di quel Paese, che, come tutti i nordici, hanno una predilezione per i piccoli frutti dei boschi. A digiuno, per alcuni giorni, i volontari hanno assunto 35 grammi di zucchero (saccarosio), ma una metà del gruppo, insieme allo zucchero, ha mangiato una purea di ribes nigrum o un succo di mirtillo rosso. Dopo questa prima fase, le parti si sono invertite: chi aveva consumato solo zucchero assumeva anche ribes e mirtillo e viceversa. Con prelievi del sangue a 15, 30, 45, 60, 90 e 120 minuti si è potuto vedere che l’assunzione di ribes e mirtillo regolava i livelli di glicemia, di insulina e di acidi grassi liberi nel sangue. E cioè i piccoli frutti abbassano il picco di glicemia e di insulina che dopo 30 minuti si registra normalmente in chi mangia zuccheri. Ma il fatto più interessante è che ribes e mirtilli mantengono i livelli di glicemia in condizioni ottimali per un’altra ora ancora, evitando il classico calo ipoglicemico. Insomma, se proprio dovete concludere con il dolce la cena al ristorante, che almeno sia una crostata a ribes e mirtilli. Limiterete i danni!