La dieta mediterranea è un modello nutrizionale dal comprovato valore salutistico ed etico, tanto che dal 2010 si è visto attribuire l’ambìto riconoscimento di patrimonio culturale immateriale dell’umanità da parte dell’UNESCO. Gli alimenti considerati nelle filiere di frutticoltura, olivicoltura, orticoltura e colture erbacee da pieno campo rappresentano la colonna portante del regime alimentare noto come “Dieta Mediterranea“, generalmente adottato, sebbene con numerose varianti, nei paesi che si affacciano sul bacino del Mar Mediterraneo e fra questi l’Italia.
Il ruolo preventivo della Dieta Mediterranea sulle malattie cronico degenerative era stato evidenziato nel ’57 dallo Studio Cooperativo Internazionale di Epidemiologia della Cardiopatia Coronarica (Seven Country Study), successivamente confermato dagli studi negli anni ’60-’90 del Prof. A. Fidanza e negli anni ’90-2010 del Prof. A. De Lorenzo, svoltosi in quegli anni nella città di Nicotera (Vibo Valentia). Il comune di Nicotera (VV) è entrato nella storia della ricerca nutrizionale nazionale ed internazionale in quanto è stato la sede dello studio pilota del Seven Country study.
Nel 1958-1961 lo studio è stato esteso a sedici coorti di uomini di 40-59 anni di età residenti in centri abitati in Finlandia, Giappone, Grecia, Italia, ex Jugoslavia, Olanda e Stati Uniti d’America. Dalle analisi dei dati di Nicotera, la prevalenza di infarto è risultata bassissima (circa lo 0.7 %) e l’ipertensione, il diabete e il sovrappeso erano poco comuni. I risultati ottenuti, alla luce del riscontro dell’indagine clinica e dello stile di vita degli adulti esaminati hanno portato a definire la dieta di Nicotera di quel tempo come “Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento“. Dallo studio dei Sette Paesi è emerso che per quanto riguarda le nove coorti rurali europee, quelle mediterranee (Creta e Corfù in Grecia, Crevalcore e Montegiorgio in Italia e Dalmazia nella ex Jugoslavia), presentavano al venticinquesimo anno di riesame un tasso di mortalità per cardiopatia coronarica di 978/10.000, mentre quelle non mediterranee (Finlandia orientale e occidentale, Slavonia e Velika Krsna nella ex-Jugoslavia) presentavano un tasso di mortalità doppio (1.947/10.000). Le diete dei due gruppi erano ben diverse. Nelle cinque coorti mediterranee erano maggiormente presenti olio di oliva, cereali, frutta, ortaggi e vino, mentre in quelle finlandesi e della ex Jugoslavia settentrionale, carne, uova, formaggi, sostanze grasse di origine animale; le bevande alcoliche erano birra e super alcolici consumate in genere fuori pasto. Questo studio in particolare era finalizzato a valutare in maniera obiettiva i cambiamenti nella dieta, anche tramite l’elaborazione dell’Indice di Adeguatezza Mediterraneo (IAM).
L’IAM, che stabilisce quanto una dieta si avvicini o si allontani dalla Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento, si ottiene dividendo il percento dell’energia fornita dagli alimenti che caratterizzano una dieta mediterranea salutare (cereali, legumi, vegetali, frutta, pescato, olio vergine di oliva, vino) per il percento dell’energia fornito dagli alimenti che, pur se mediterranei, non debbono prevalere in questo tipo di dieta (carne, latte, formaggi, uova, grassi di origine animale e margarine, dolciumi, bevande zuccherine, zucchero). Maggiore è lo IAM, più la dieta sarà adeguata alla Dieta Mediterranea di Riferimento. Nonostante i risultati di tali studi indichino come lo stile alimentare cui tendere per una vita sana è quello della dieta mediterranea, dagli anni Cinquanta a oggi, cioè dal primo studio di Keys, si è assistito in tutta l’area del Mediterraneo, Italia compresa, a un graduale abbandono di questa dieta a favore di stili alimentari meno salutari. La ricchezza in sostanze antiossidanti è proprio una delle principali caratteristiche della Dieta Mediterranea di riferimento, riconosciuta come uno dei fattori primari nella promozione e nel mantenimento dello stato di salute.
Per “Dieta Mediterranea Italiana Biologica” (Italian Mediterranean Organic Diet, IMOD) invece, si intende una dieta equilibrata in cui prevalgono alcuni gruppi di alimenti tipici mediterranei provenienti da agricoltura biologica: cereali, legumi, ortaggi, frutta fresca e secca, olio vergine di oliva, prodotti della pesca, e come bevande alcoliche vino rosso. L’idonea combinazione, qualitativa e quantitativa, di questi alimenti permette di prevenire le inadeguatezze nutrizionali per eccesso e per difetto e fornisce nutrienti e componenti alimentari dotati di elevati effetti protettivi. I risultati ottenuti dalle ricerche indicano che il consumo di prodotti biologici, in un regime dietetico mediterraneo, può garantire un’efficace azione antiossidante in grado di contrastare gli effetti dei radicali liberi e diminuire i processi infiammatori, azioni importanti per la prevenzione di patologie cronico-degenerative. Un piano alimentare adeguato alla Dieta Mediterranea Italiana di riferimento, ben bilanciato e basato solo su alimenti biologici, oltre a preservarci dai concimi azotati, che determinano la diminuzione del valore biologico delle proteine, dai concimi potassici, che abbassano il magnesio e i minerali, e dai concimi fosfatici, che danno una minore quantità di vitamine, migliora alcuni parametri ematici rispetto ai prodotti convenzionali: diminuisce i fattori infiammatori (citochine pro-infiammatorie), riduce i marker di stress ossidativo (lipidi idroperrosidi e metaboliti dell’ossido di azoto) e di rischio cardiovascolare (omocisteina e profilo lipoproteico).
La IMOD, inducendo un cambiamento della composizione corporea (valutata con densitometria a doppio raggio-X ed impedenziometria) e determinando l’aumento della capacità totale antiossidante plasmatica (Unità ORAC), della quantità di acido folico e vitamina B12, e la riduzione dei livelli di fosforo e microalbuminuria garantisce un’efficace azione per la prevenzione di patologie cronico-degenerative. Per tali ragioni è possibile affermare che la IMOD svolga un ruolo fondamentale nella longevità e nella qualità della vita. In conclusione, la riscoperta di un modello come un regime alimentare improntato all’insegna della frugalità, della semplicità e della convivialità delle relazioni umane, la dieta mediterranea rappresenta oggi lo snodo d’importanti questioni che investono la complessità dei rapporti intercorrenti tra l’uomo e la terra, la cultura e il territorio, il presente e la storia, il profitto e la sostenibilità ambientale. Rappresenta inoltre un modo di alimentarsi “in grado di riconnettere il gusto con la memoria, le ricette con le stagioni, gli appetiti con la salute, gli stomaci con le cittadinanze, secondo consuetudini sedimentatesi nella storia culinaria di ciascun territorio”. Non di meno, vista nella sua prerogativa di modello gastronomico capace di far coesistere saperi e sapori di attestata derivazione locale e tradizionale, rappresenta un modo fortemente identitario del mangiare “in grado di ricomporre autenticità smarrite o irrimediabilmente compromesse dalle omologazioni culturali poste in essere dalla modernità globalizzatrice”.