Test del respiro all’idrogeno, citotossico o Alcat test, e genetico, sono tre alternative di test da effettuare per diagnosticare l’intolleranza al lattosio.
Test del respiro all’idrogeno (BreathHydrogen Test)
Il test sibasa sul principio secondo cui le molecole di lattosio non digerite vengono attaccate dalla flora batterica intestinale, producendo una quantità di idrogeno superiore che in parte viene assorbito nel colon e in parte viene eliminato con la respirazione.
Se si somministra lattosio ad un soggetto intollerante e si esegue il Breath Test sarà possibile rinvenire una quota di idrogeno nel respiro esalato, superiore rispetto a quella riscontrata prima della somministrazione. Il test richiede 2-3 ore.
Test citotossico e Alcat test
L’intolleranza al lattosio è una reazione non allergica e quindi non mediata da immunoglobuline IgE del sistema immunitario, ma è coinvolto il sistema immunitario innato, rappresentato dai granulociti neutrofili o polimorfo nucleati e linfociti tipo B: si tratta pertanto di una reazione di tipo citotossico, per cui il sistema immunitario, in presenza di determinati alimenti, reagisce provocando un danno ai globuli bianchi o leucociti, che può andare dalla semplice vacuolizzazione sino alla citolisi (disgregazione). Il test Citotossico viene effettuato mediante prelievo venoso, mettendo a contatto gli estratti alimentari con il siero e i leucociti del paziente e analizzandone i cambiamenti mediante osservazione al microscopio delle cellule.
Evoluzione del test Citotossico è rappresentato da Alcat test, analisi di tipo citotossica con lettura automatizzata della reazione citotossica, metodica standardizzata che consente quindi di ottenere un valore diagnostico davvero significativo. Anche Alcat test viene effettuato su prelievo di sangue, ma oltre a ricercare modificazioni nei globuli bianchi, conta anche il numero di globuli bianchi interessati da variazioni di dimensioni. Il referto Alcat Test indica i livelli possibili di reattività agli alimenti, suddivisi in quattro categorie abbinate a colori diversi.
Il colore verde indica gli alimenti non reattivi, che quindi il paziente può continuare a mangiare; il giallo indica gli alimenti con reazione moderata; con il colore arancione vengono identificati gli alimenti con reazione grave e quindi gli alimenti che devono essere eliminati dalla dieta; infine, con il colore rosso vengono identificati gli alimenti con reazione estrema, ovvero quegli alimenti fortemente intolleranti che devono essere eliminati dalla dieta.
Test genetico
Si basa sul polimorfismo o mutazione C/T individuato nel gene che codifica per la “lattasi phlorizin idrolasi” (LPI), associato all’intolleranza al lattosio ad insorgenza in età adulta, detta anche lattasi non persistenza. La mutazione C13910T in omozigosi è correlata con l’intolleranza al lattosio. L’impiego del test genetico è utile per differenziare il deficit di lattasi congenita primitiva a esordio ritardato in età adulta dal deficit secondario e cioè dal deficit di lattasi dovuto a danno della mucosa intestinale dovuto a celiachia, gastroenteriti, terapie farmacologiche o altro. Il test si esegue su spatolato della mucosa buccale.
Quali alimenti contengono lattosio?
Eliminare il lattosio dalla dieta non è così semplice in quanto il lattosio è presente anche nello yogurt (anche se in quantità minori rispetto al latte in quanto parzialmente digerito dai fermenti lattici), nella panna e nella besciamella, nel burro, nei fiocchi di latte, nella mozzarella, nella ricotta e in tutti i formaggi freschi non stagionati. Bisogna prestare molta attenzione anche alle fonti “nascoste” di lattosio in quanto tale sostanza è usata frequentemente come additivo soprattutto nel prosciutto cotto, nelle salsicce e negli insaccati in genere, nei surgelati, nella pasta della pizza, in alcuni tipi di pane confezionato, nei preparati per purè e in molti cibi precotti. Anche i farmaci possono contenere lattosio. Si consiglia di leggere sempre bene le etichette.
Esistono alternative al latte vaccino naturalmente prive di lattosio come il latte di soia e derivati (tofu, tempeh, ricotta, panna), il latte di mandorla, il latte di miglio, il latte di riso, il latte di cocco (tutti i precedenti adatti anche ai celiaci, intolleranti nella maggior parte dei casianche al lattosio), il latte di kamut e il latte di avena. Tali bevande, spesso fortificate con calcio, vitamina D, vitamina B12, rappresentano un validissimo sostituto del latte vaccino per l’apporto in proteine vegetali, per la presenza di acidi grassi essenziali(omega-3, -6), per la presenza di preziosi oligoelementi (calcio, ferro, zinco, fosforo, magnesio, manganese, potassio, selenio e zinco), nonché per il prezioso apporto in fibre. E ricordiamo un particolare per niente trascurabile: le bevande vegetali sono prive di colesterolo.