Le acque minerali vengono divise in categorie a seconda della quantità di sali minerali che contengono in un litro. Questo dato è indicato in etichetta come “residuo fisso“, e corrisponde ai milligrammi di sali che restano dopo aver fatto evaporare un litro di acqua minerale. Il residuo fisso può variare molto: si va da acque “leggerissime” con poche decine di milligrammi di sali, fino ad acque “ultra-dure” che superano i due grammi di minerali per litro.
Per chiamarle con il loro nome, sono “minimamente mineralizzate“ quando restano al di sotto dei 50 mg/l; oligominerali se vanno da 50 a 500 mg/l; medio-minerali (ma in etichetta troviamo scritto solo “minerale“) se da 500 arrivano a 1.500 mg/l. Infine, se il residuo fisso supera i 1.500 mg/l sono “ricche di sali minerali” e superanoil limite che la legge impone per l’acqua potabile. Generalmente, le acque minimamente mineralizzate sono considerate poco “nutrienti”. Sono adatte, però, ai vegetariani, che assumono già molti sali da verdure e alimenti integrali, e risultano l’ideale per diluire il latte in polvere per i bambini allattati artificialmente (la polvere è già bilanciata nel contenuto di sali). Le oligominerali rappresentano la maggioranza delle acque da tavola. Il contenuto medio di sali le rende, in generale, adatte a un consumo abituale. Bisogna però verificare la presenza di alcuni elementi da cercare o da evitare (come vedremo tra poco).
Le medio-minerali riportano spesso in etichetta indicazioni di tipo salutistico e, a volte, assomigliano di più alle acque termali che a un’acqua da consumare tutti i giorni. Sono, sempre in generale, più nutrienti e adatte ai bambini, agli adolescenti e a chi fa sport.
Quanto è in alto la sorgente?
È un’informazione fondamentale: sapere dov’è la sorgente permette di capire se la fonte è in montagna o in pianura. Nel primo caso l’acqua è, in genere, più leggera e più pura, cioè meno a rischio di inquinamenti microbici o da scarichi industriali. Nel secondo, il rischio di inquinamento aumenta. Non sempre, però, è chiara la provenienza. È naturalmente messa più in evidenza quando si tratta effettivamente di acque di montagna. C’è però un modo per scoprirlo: bisogna leggere in etichetta il dato relativo alla temperatura della sorgente. Quando siamo intorno ai 5 gradi centigradi si tratta sicuramente di un’acqua di montagna; man mano che aumenta la temperatura significa che si abbassa la quota della sorgente.
“Stimola la diuresi”: in etichetta frasi più o meno sensate e utili
Grande scoperta. Alla voce diuresi, il vocabolario Zingarelli dice: “Quantità di urina prodotta dai reni nelle ventiquattro ore”. È immaginabile che più acqua si beva e più aumenti la diuresi! In realtà si associa una maggiore capacità diuretica alle acque contenti meno minerali. Ma spesso sulle etichette è indicato indipendentemente dal contenuto di sali. Risulta dunque un’indicazione poco utile.
“Stimola la funzione digestiva” è la seconda, come frequenza, tra le diciture ammesse sulle etichette delle minerali. Dire che è un’affermazione generica è ancora poco. Un po’ più specifiche sono le frasi come
“Può facilitare l’eliminazione dell’acido urico”, interessante per chi soffre di gotta. “È indicato per l’alimentazione dei neonati” è una dicitura posta su etichette di acque totalmente diverse tra loro. Sarà un caso ma, spesso, sono tra le acque più costose. Devono contenere meno di 10 mg di nitrati per litro. Se utilizzati per preparare il latte per neonati è importante che abbiano un contenuto di sali molto basso. Per darsi, invece, una definizione più precisa rispetto al generico “acqua minerale”, bisogna superare precisi valori nel contenuto di alcuni sali. Per esempio, per definirsi “acidula” un’acqua deve contenere, alla sorgente, più di 250 mg/l di anidride carbonica. Queste acque sono considerate utili per la digestione gastrica e sconsigliate in casi di iperacidità. Le “bicarbonate” devono superare i 600 mg/l di ione idrogeno carbonato e le “calciche” i 150 mg/l. Quando fanno parte di entrambe le categorie possono definirsi “Bicarbonato-calcica”. Sono ritenute utili per la digestione, ma risultano troppo ricche di sali in caso di calcolosi, spesso sono ricche di calcio (e quindi non adatte per diluire il latte in polvere) e di sodio. Tra le altre categorie di acque minerali “specializzate”, che si avvicinano sempre più alle acque termali, le “magnesiache” superano i 50 mg di magnesio al litro, le “fluorate” un milligrammo di fluoro per litro, le “ferruginose” un milligrammo di ferro e le sodiche 200 milligrammi di sodio.
I buoni e i cattivi
Ogni minerale disciolto nell’acqua ha un suo valore o significato. Può essere utile, perché essenziale per l’organismo, come il calcio; importante, come certi minerali di cui c’è diffusa carenza, come il magnesio; oppure, al contrario, essere un indice di inquinamento chimico od organico. Vediamo allora quali sono i più diffusi sali disciolti nell’acqua, per provare a dividerli tra “buoni” e “cattivi”.
Nitrati, nitriti e ammoniaca
La presenza di questi sali è indice di un inquinamento microbico più o meno remoto nel tempo. In una buona acqua, ammoniaca e nitriti devono risultare assenti; per quanto riguarda i nitrati (indicati spesso come ione nitrico) meno ce n’è meglio è: il limite per l’acqua potabile è 50 mg/l, ma le acque minerali destinate ai bambini non devono superare i 10 mg/l. Alti livelli di nitrati, infatti, provocano nei bambini piccoli metaemoglobinemia, una intossicazione dei globuli rossi del sangue.
Sodio e potassio
Il limite di sodio per l’acqua potabile è 175 mg/l. Nelle acque in bottiglia, se il livello è inferiore a 20 mg/l l’acqua può essere definita “adatta per le diete povere di sodio”. Il potassio è l’elemento “antagonista” del sodio. In una dieta equilibrata, il rapporto tra sodio e potassio dovrebbe essere di due a uno. Il valore guida per l’acqua potabile è 10 mg/litro, ma risulta molto variabile nelle acque minerali. Oggi la bassa presenza di sodio è uno dei cavalli di battaglia delle pubblicità delle acque minerali. Ma c’è chi ha detto che pensare di ridurre il consumo di sodio della dieta bevendo acque minerali che ne contengono poco è come credere di diventare ricchi mettendo da parte un euro al giorno. La differenza nel contenuto di sodio tra un’acqua “ricca” e una “povera” di sodio è assolutamente trascurabile: siamo al massimo sui 100 milligrami in un litro, equivalenti al contenuto di sale di soli 5 grammi di prosciutto crudo!
Calcio e magnesio
Un buon contenuto di calcio è utile per i bambini e gli adolescenti, in particolare quelli che non amano latte e formaggi (le abituali fonti di questo minerale). Non deve però abbondare nell’acqua in cui si diluisce il latte per i neonati (già con il giusto tenore in calcio) e in quella bevuta da persone che soffrono di calcoli. Perché sia assimilabile bisogna però che si trovi sotto forma di bicarbonato di calcio e non solfato. Anche il magnesio è un minerale utile all’organismo, la cui carenza è stata associata anche problemi di umore.
Solfati
La loro presenza è considerata utile per la digestione. È importante, però, non superare il valore limite di 250 mg/l, perché, ad alte concentrazioni, i solfati possono provocare irritazioni all’intestino.
Fluoro
Il fluoro è un oligoelemento essenziale per la salute di ossa e denti. In particolare, è importante la corretta assunzione per le donne incinte e i bambini in età prescolare. Ne è necessaria, però una quantità molto bassa. Dosi più alte, infatti, possono provocare fragilità dei denti. Il valore limite per il fluoro nelle acque potabili è di 1,5 mg/l. In generale è meglio restare sotto il milligrammo. Alcune acque minerali ne contengono più di 2 milligrammi/litro: conviene fare attenzione, soprattutto se si assumono integrazioni di fluoro.
Litio e altri oligoelementi
Oltre al fluoro, il litio è un altro degli oligoelementi più “ricercati” sulle etichette di acqua minerale. Utilizzato in campo medico come antidepressivo, la sua presenza nelle acque minerali è stata associata ad azioni benefiche sui calcoli. Altri elementi importanti, utili quando presenti in tracce, sono il ferro, il rame e il manganese (quest’ultimo non deve però superare il valore limite di 0,05 mg/l).
Le sostanze tossiche
Nelle acque, che siano potabili o minerali, oltre ai minerali utili sono spesso presenti anche sostanze indesiderate. Sono sia organiche che minerali. Il loro contenuto è definito da limiti di legge, spesso diversi tra le due tipologie di acqua. Inoltre, solo alcuni vengono riportati in etichetta.
Un’acqua alternativa per chi mangia molti vegetali
Le acque proposte dai negozi di alimentazione naturale hanno spesso caratteristiche molto particolari e risultano estremamente diverse tra loro. Le acque presenti da più tempo sono contraddistinte da un contenuto di sali estremamente basso (definite “minimamente mineralizzate”). Si tratta di acqua che sgorga in alta montagna, estremamente sicura, quindi, dal punto di vista dell’inquinamento. D’altra parte, la presenza minima di sali la rende un’acqua assai diuretica, poco dissetante e adatta in particolare ai vegetariani, o comunque a persone con un consumo importante di cibi ricchi di acqua e sali minerali. Vengono poi proposte, da qualche tempo, acque che risultano particolarmente ricche di alcuni specifici minerali. Si tratta di acque con alti contenuti di magnesio o di iodio, due minerali, in effetti, di cui spesso si può accusare carenza. Bisogna però verificare il contenuto totale di sali: se risulta molto alto (con un residuo superiore a un grammo per litro, per esempio) conviene utilizzarle in modo non esclusivo ma alternandole ad acque oligominerali.