Aumentano gli uomini italiani che chiedono al chirurgo estetico di ridurre il volume del seno. Secondo i dati raccolti dall’Associazione italiana di chirurgia plastica estetica (Aicpe), in Italia nel 2011 le operazioni di ginecomastia sono state 1.523, pari al 4,45% del totale, con un incremento del 20% rispetto all’anno precedente.
”La tendenza ricalca quella di altri paesi come gli Stati Uniti dove la ginecomastia è il quarto intervento più eseguito tra gli uomini con 17.645 interventi nel 2011” segnalano i soci Aicpe, ”in Inghilterra è al secondo posto e rispetto al 2010 è cresciuta del 7%, mentre dal 2008 del 144%”. ”Il problema – afferma Gianluca Campiglio, membro del direttivo Aicpe – colpisce soprattutto i giovani sotto i 30 anni, spesso affetti da disturbi ormonali, e gli adulti sopra i 60 anni che si sottopongono, ad esempio, a terapie ormonali per il tumore alla prostata. Ma ci sono anche altri fattori che alterano l’equilibrio ormonale, causando lo sviluppo anomalo delle mammelle – spiega Campiglio – come l’abuso di antidepressivi o farmaci a base di digitale, cannabis e sostanze dopanti o integratori alimentari. Molti uomini utilizzano ormoni anabolizzanti per far crescere la massa muscolare, che sono la causa principale delle ginecomastie tra i 25 e i 40 anni. A questo si aggiungono gli estrogeni sintetici presenti nella catena alimentare, in particolare nella carne”.
Nel caso di mammelle prominenti dovute all’accumulo di grasso spesso la dieta non è sufficiente a ridurle e gli specialisti eseguono una mini liposuzione dell’adipe a livello locale, alternativa all’operazione di ginecomastia, più complessa, che si esegue invece nel caso in cui l’ingrandimento riguarda anche la ghiandola mammaria.