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Il latte e le alterative vegetali: soia, avena, riso, mandorla…
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MENO CARNE PER LA DIETA DEL FUTURO

Ridurre il consumo di carne e di cibi di origine animale, sviluppare uno stile alimentare più armonioso e equilibrato, che mette sullo stesso piano salute e sostenibilità ambientale e rispetta le risorse che garantiscono il cibo, animali inclusi, sembra divenuta l’unica strategia possibile per il futuro.

Sempre più persone sono sensibili a queste tematiche e disponibili a cambiare le proprie scelte.

I prodotti biologici conquistano uno spazio crescente sul mercato, mentre aumenta l’interesse verso ingredienti vegetariani. Al punto che persino McDonald’s ha inserito nel suo repertorio, accanto agli hamburger, zuppe di avena e mix di ortaggi.

Nonostante questo clima di rinnovamento resta ancora una notevole distanza fra la nuova sensibilità acquisita, le linee-guida per un’alimentazione sana e sostenibile divulgate dalle autorità scientifiche internazionali e la pratica quotidiana. Se nei ristoranti il menù vegetariano sta diventando una moda, nelle strutture di ristorazione collettiva, che coinvolgono ogni giorno milioni di persone e mettono in gioco tonnellate di cibo, il tema dell’ecologia è ancora troppo spesso estraneo. Chi segue una dieta vegetariana, poi, viene talvolta trascurato, addirittura considerato con irritazione. A scuola e negli ospedali, per esempio, gli utenti che si dichiarano “vegetariani” invece di carne e pesce ricevono quasi sempre l’immancabile fetta di formaggio o l’uovo; raramente sono previste alternative più equilibrate e accattivanti a base di ortaggi e legumi.

A casa rischia di succedere lo stesso. Con la fretta si fatica a percorrere nuove strade durante gli acquisti e in cucina, non tanto per difficoltà delle ricette vegetariane, che nella maggioranza dei casi sono facili e si realizzano rapidamente, ma per il fatto che i cambiamenti richiedono, in un primo tempo, energie e concentrazione difficilmente disponibili a causa dei ritmi lavorativi. Si finisce così col ripetere i cliché abituali, evitando gli ingredienti e le preparazioni che non si conoscono e la fettina di formaggio prende il posto di quella di carne.

Non occorre rinunciare drasticamente ai cibi animali. Serve, piuttosto, ristrutturare i percorsi che conducono agli acquisti a alla preparazione dei pasti. Serve un nuovo modo di cucinare che valorizzi la cultura culinaria e i prodotti locali, senza rinunciare allo scambio con altre culture, e soddisfi, nel contempo, l’esigenza di alleggerire e ridurre la concentrazione dei cibi animali.

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