L’ennesima conferma è arrivata da una ricerca statunitense pubblicata recentemente su Pediatrics: se i prezzi di frutta e verdura salgono, aumenta anche l’indice di massa corporea dei bambini, specie nelle famiglie a basso e medio reddito, che tendono a scegliere cibi più economici, ma più calorici e meno sani. La diminuzione del potere d’acquisto si riflette non solo sull’alimentazione, ma anche sull’attività fisica dei bambini, che restano più tempo a casa anche per le difficoltà dei genitori a iscriverli a corsi sportivi. Insomma, meno soldi, meno cibo buono, meno movimento, meno salute. Ma si può mangiare bene senza spendere tanto, l’importante è privilegiare la qualità sulla quantità e fare la spesa con intelligenza.
Le ricerche evidenziano come la percentuale di bambini sovrappeso e obesi aumenti al diminuire del potere d’acquisto delle famiglie. Come mai?
Perché i primi a pagare sono sempre i soggetti più deboli. Cominciamo con l’attività fisica: per far quadrare i conti i genitori sono super-impegnati con il lavoro, i bambini stanno soli in casa o con i nonni, che non sempre riescono a farli andare in bicicletta, oppure a portarli al parco o a giocare a pallone. Ci sono anche meno soldi per andare in vacanza: meno mare e meno montagna si traducono in meno movimento. È più impegnativo pure iscrivere i propri figli ad attività sportive organizzate o comprare un paio di scarpe da calcio, non dico di marca, ma buone.
E poi c’è l’aspetto nutrizionale: se ci sono meno soldi per la spesa si tende a mangiare, e a far mangiare, peggio.
Quando un genitore si trova costretto a dire tanti no – no alla vacanza, no alla piscina, no all’oggetto firmato – diventa più accondiscendente e tende ad accontentare i bambini almeno dal punto di vista alimentare: quindi meno frutta e verdura, più snack e bibite gassate, i cui grassi e zuccheri hanno un effetto gratificante sull’organismo. Inoltre, in tempi di crisi scatta un meccanismo etologico: l’insicurezza fisica e psicologica crea il bisogno di sentirsi forti e quindi di nutrirsi di più. Per questo si tende a dare ai propri figli più cibo del dovuto. Così il cerchio si chiude: meno soldi, mangio di più, mangio peggio, faccio meno movimento e quindi non posso che ingrassare.
Come si può rompere questo circolo vizioso?
Bisognerebbe mettere una tassa sulle bibite gassate e sugli alimenti troppo ricchi di grassi e zuccheri, diminuendo contemporaneamente le accise sulla benzina, così da abbassare i costi dei prodotti in generale. Inoltre si potrebbero creare delle facilitazioni economiche per i produttori di ortofrutta in modo da rendere più convenienti frutta e verdura, che sono alimenti altamente protettivi per la salute. Così lo Stato farebbe l’interesse da una parte dei cittadini e dall’altra del settore agroalimentare italiano, e quindi dell’economia del Paese. Inoltre i genitori devono capire che la fame d’amore dei loro figli va soddisfatta non con più cibo, ma dando loro maggiori attenzioni ed essendo maggiormente presenti.
Ma è possibile nutrirsi bene senza spendere troppo?
Innanzitutto non esagerando con le quantità. Ma di strategie possibili ce ne sono tante: per esempio, scegliere frutta e verdure di stagione oppure fare la spesa il sabato pomeriggio, quando i prodotti ortofrutticoli costano meno. Per accorciare la filiera si può andare direttamente dai produttori, mentre chi vive lontano dalla campagna può organizzarsi con i condomini, creare un gruppo di acquisto solidale e fare la spesa tutti insieme”.
Uno dei primi alimenti a saltare è la carne. Alternative?
I legumi e il pesce azzurro, con le sarde, le alici e gli sgombri che sono pesci poveri, costano poco, ma sono ricchi di proprietà nutrizionali. E poi ci sono le carni bianche: costano meno delle carni bovine, sono ricche di ferro e sono anche più ecocompatibili.