Il lupino, legume mediterraneo troppo spesso lasciato nel dimenticatoio è certamente da riscoprire. Lo ha sottolineato il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) in un convegno ad Acireale dedicato a questo prodotto legato alle antiche tradizioni alimentari nazionali; un’occasione di confronto tra diversi studiosi per fare il punto sui tanti benefici di un vegetale, ingiustamente dimenticato.
Sotto il profilo nutrizionale, il lupino si caratterizza per l’elevato contenuto proteico (35-40%), per la ricchezza in fibra (14-16%) e per l’apporto di sali minerali e vitamine. Negli ultimi anni, inoltre, la scienza ha evidenziato le sue caratteristiche nutraceutiche: ipoglicemizzanti, ipocolesterolemizzanti e ipotensive, che lo rendono essenziale nella prevenzione cardiovascolare e nella riduzione del rischio di malattie coronariche. Sulla base di queste proprietà, Alfio Spina, ricercatore del Crea ha creato un pane iperproteico per sportivi vegetariani e vegani con sfarinati di antichi grani duri siciliani, integrati con estratti proteici di lupino bianco e azzurro.
Ma il lupino fa bene anche all’ambiente perché, come tutte le leguminose arricchisce il terreno di azoto e di sostanza organica; è indicato anche per l’alimentazione degli animali, in quanto alcune varietà dolci sono “Ogm-free” in grado di sostituire la soia, grazie all’alto contenuto di proteine di elevato valore alimentare e al discreto contenuto in lipidi (10-12%) di buona qualità. “Le leguminose – ha detto Michele Pisante, commissario delegato Crea – occupano un ruolo insostituibile negli avvicendamenti colturali e nella dieta alimentare per l’elevata valenza ecologica e salutistica, che richiedono ricerche multidisciplinari per una sistematica diffusione e valorizzazione”.