Se ne parla sempre più spesso, per colpa di abitudini alimentari errate che ne hanno favorito una maggiore diffusione all’interno della popolazione. La sindrome metabolica, riconosciuta per la prima volta verso la fine degli anni ’50 ma finita al centro del dibattito scientifico soltanto qualche decennio più tardi, si identifica come una condizione clinica caratterizzata dalla contemporanea presenza di almeno tre delle seguenti condizioni: obesità, elevata glicemia a digiuno, ipertensione, bassi livelli di colesterolo HDL, alta concentrazione di trigliceridi nel sangue.
Quando ciò si verifica, il rischio cardiovascolare aumenta in maniera sensibile. In Italia si stima che il 24% della popolazione soffra di sindrome metabolica. Un dato che risulta più alto se si guarda soltanto alla categoria degli over 50: in questo caso è 1 italiano su 2 a risultare più esposto all’insorgenza di eventi cardiovascolari che, in alcuni casi, possono risultare anche fatali.
Sindrome metabolica e dieta mediterranea
La sindrome metabolica si può prevenire. Come? Seguendo la dieta mediterranea, indicata anche per tutte quelle persone che ne hanno già ricevuto la diagnosi.
Il menu
Cosa vuol dire seguire la dieta mediterranea? Ogni giorno bisognerebbe ingerire il 55% delle calorie da alimenti a base glucidica (pasta, pane, riso, patate, cereali), il 30% dai grassi e il 15% dalle proteine. Ciò che conta, però, è dare maggiore spazio ai prodotti della terra: cereali, frutta e verdura, legumi, olio extravergine di oliva. Le proteine animali – uova, carne e pesce – vanno alternate e consumate, singolarmente, non più di quattro volte alla settimana in porzioni da 100-150 grammi.