Sappiamo tutti che quando si ha bisogno di perdere peso l’approccio migliore consiste nel migliorare l’alimentazione da una parte e aumentare l’attività fisica dall’altra. Una combinazione vincente che permette anche di mantenere a lungo il risultati della dieta grazie all’azione stimolante esercitata dal movimento sul metabolismo e sulla muscolatura. E se questa pratica resta comunque validissima, tante persone sovrappeso hanno difficoltà a seguirla per la costanza che richiede. Non è certo un mistero che in questi ultimi anni la dieta a digiuno intermittente sia stata spesso preferita perché più facile da seguire rispetto alla classica dieta ipocalorica (anche se sono sempre le calorie che contano, come si spiega in questo post). Ugualmente, anche praticare un’attività fisica regolare, come quella aerobica che prevede dei tempi abbastanza lunghi e una frequenza sostenuta, può risultare difficoltoso. E allora che fare?
Lo studio in breve
Una possibile risposta sembra arrivare da questa interessante ricerca dell’Università di Sfax (Tunisia) appena pubblicata su PLOS ONE, nella quale i ricercatori hanno valutato su un gruppo di donne con obesità l’impatto della dieta intermittente unita a un cosiddetto allenamento funzionale ad alta intensità sulla composizione corporea e sui marcatori della salute cardiometabolica come colesterolo e glicemia. L’allenamento ad alta intensità, semplificando, ha la caratteristica di essere piuttosto breve e di alternare durante un’unica sessione momenti di massimo sforzo a momenti di recupero a bassa intensità.
Più precisamente, le donne oversize reclutate per la sperimentazione sono state 64 e sono state assegnate in modo casuale a tre gruppi diversi. Uno doveva seguire solo una dieta a digiuno intermittente 8:16 con una finestra per i pasti dalle otto del mattino fino alle quattro del pomeriggio: l’alimentazione era libera ma solo all’interno delle otto ore previste. Il secondo gruppo doveva solo seguire regolarmente degli allenamenti ad alta intensità per tre giorni alla settimana con un istruttore. Il terzo gruppo era l’unico che doveva seguire sia il digiuno intermittente che l’allenamento.
Che risultati?
Dopo 12 settimane le partecipanti di tutti i gruppi hanno avuto una perdita di peso e una diminuzione della circonferenza della vita e dei fianchi. La riduzione del girovita è molto significativa perché indica una diminuzione del grasso viscerale, il più “pericoloso” in quanto correlato con numerose patologie, come diabete e problemi cardiovascolari. Quindi è abbastanza comprensibile che anche i marker metabolici come la presenza di grassi e di zuccheri nel sangue abbiano mostrato un abbassamento.
Tuttavia, va sottolineato che sebbene ci siano stati dei miglioramenti generali, le partecipanti al gruppo della dieta più esercizio hanno avuto i cambiamenti più profondi nella composizione corporea (ossia meno adipe e più muscoli) e nei parametri cardiometabolici rispetto ai gruppi della sola dieta o del solo esercizio fisico.
Passando alle differenze tra i diversi gruppi, ovviamente soltanto in quelli dell’allenamento e della dieta più allenamento si è assistito sia a un aumento della massa muscolare che a una diminuzione della pressione sanguigna. Mostrando ancora una volta quanto l’attività fisica sia importante per contrastare l’ipertensione.
In conclusione, sebbene gli stessi autori hanno affermato che il loro studio è piccolo e non esaustivo, ha tuttavia mostrato un nuovo approccio promettente per la salute e il peso che merita di essere approfondito dalla ricerca scientifica. E che può diventare un’alternativa più facile da seguire per chi è stufo di diete ipocaloriche e camminate veloci.