“Il paradosso di risultare obesi essendo normopeso: uno studio trasversale”. Questo il titolo di un interessantissimo lavoro da poco pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Nutrition e che potrà destare più di qualche preoccupazione, specie nelle persone che combattono perennemente con il loro peso. A essere stata messa fortemente in dubbio è l’efficacia del popolare Body Mass Index (BMI) o Indice di massa corporea (IMC) per dirla all’italiana. Un indice che mette in rapporto il peso in chilogrammi con il quadrato dell’altezza in metri: a seconda del risultato si entra in diverse classi che vanno dal sottopeso all’obesità grave. Il range del normopeso oscilla da 18,5 a 24,9 mentre quello del sovrappeso da 25 a 29,9, dopodiché si entra nella fascia dell’obesità di diverso grado. Come si può già intuire da questi pochi numeri, il BMI non fa differenze tra un atleta con una massa muscolare molto sviluppata (e perciò pesante) o una persona sedentaria che al posto dei muscoli ha più adipe di quanto dovrebbe ma che, nonostante ciò, rientra nella classe del normopeso.
Riassumendo al massimo è proprio quello che hanno scoperto gli autori di questo studio trasversale, ossia una sorta di fotografia che descrive una situazione nello stesso periodo di tempo. Per riuscire a “scattarla” il gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv ha analizzato i dati antropometrici di tremila persone, sia donne che uomini: oltre al BMI sono state effettuate scansioni DEXA (che utilizzano i raggi X per misurare la composizione corporea, comprese massa magra e massa grassa) e vari test sanguigni per valutare i marcatori cardio-metabolici.
I risultati principali
Un migliaio di persone – equivalenti a circa un terzo dei partecipanti – è risultato rientrare come BMI nella fascia del peso normale. Ma in realtà, tra questi ben il 38,5 per cento delle donne e il 26,5 per cento dei maschi sono stati identificati come “obesi con peso normale”, ossia con una percentuale di grasso in eccesso nonostante il loro peso (quindi una massa grassa superiore del 25 per cento per i maschi e del 35 per cento per le femmine).
Inoltre, abbinando la percentuale di grasso corporeo con i marcatori del sangue di ogni falso magro, lo studio ha trovato una correlazione significativa tra la loro condizione e livelli elevati di glicemia, grassi e colesterolo nel sangue: tutti fattori di rischio per una serie di malattie cardiache o metaboliche. “Questi individui, essendo nella norma secondo l’indice BMI, di solito passano inosservati e, a differenza delle persone identificate come in sovrappeso, non ricevono alcun trattamento o istruzioni per cambiare la loro alimentazione o lo stile di vita, il che li espone a un rischio ancora maggiore di malattie cardio-metaboliche“, ha commentato Yftach Gepner, tra gli autori dello studio.
Per fortuna è stato verificato anche il contrario: il 30 per cento degli uomini e il 10 per cento delle donne, il cui BMI era ricaduto nella fascia dei sovrappeso, avevano in realtà una normale percentuale di grasso corporeo (e tanti muscoli, probabilmente).
Sulla base delle loro scoperte, i ricercatori hanno concluso che la percentuale di grasso corporeo è un indicatore più affidabile della salute del BMI. Di conseguenza, suggeriscono che la percentuale di grasso dovrebbe diventare lo standard prevalente e raccomandano alcuni strumenti accessibili per questo scopo: dagli attrezzi le cui misurazioni stimano il grasso corporeo in base allo spessore dello strato di grasso sotto la pelle (plicometri) ai dispositivi di facile utilizzo che misurano la conducibilità elettrica del corpo, già utilizzati in molti centri fitness.
Un test casalingo tanto utile quanto facile
Per capire se in effetti si è a rischio di essere un “falso” normopeso, altri studiosi consigliano di abbinare il dato del proprio MBI alla circonferenza della vita effettuata con un comune metro da sarta (vedi questo articolo dedicato alla sua utilità per il controllo del peso). E in effetti basta avvolgere il metro intorno al punto della vita più sottile (tra l’ombelico e la gabbia toracica) ed evitare di strizzarsi. Nelle donne la circonferenza auspicabile – segno anche di un peso normale – è al di sotto degli 80 cm: se supera gli 88 cm segnala, oltre al sovrappeso, anche un forte accumulo di grasso adiposo addominale. Negli uomini, al di sotto del 94 cm la circonferenza non crea preoccupazioni, al contrario di quando supera i 102 cm.
Ma anche il rapporto tra BMI e rischio di ammalarsi è stato messo in discussione: secondo un lavoro USA appena pubblicato su PLOS ONE, piccoli scostamenti dal range normopeso non sarebbero rilevanti per al salute. E che per una valutazione corretta tra MBI e longevità bisognerebbe incorporare altre informazioni come la storia del peso e la composizione corporea.